La Prima Sezione della CEDU si è pronunciata sul caso Sallusti v. Italia in data 7 marzo 2019. La Corte ha rilevato che la condanna subita da Sallusti rappresenti un’ingerenza con il diritto alla libertà di espressione sancito dall’art.10 della Convenzione. La Corte ha riconosciuto come predetta interferenza fosse stata intesa per proteggere la reputazione e i diritti della ragazza di 13 anni coinvolta, dei suoi genitori e del giudice tutelare.
I giudici si sono trovati d’accordo con quanto stabilito dai giudici italiani sul fatto che la condotta del ricorrente abbia rovinato la reputazione e la privacy dei genitori della ragazza e di coloro che sono stati coinvolti durante il processo.
Tuttavia secondo il ragionamento dei giudici “the criminal sanction had been manifestely disproportionate” in quanto non vi era nessuna giustificazione per condannare Sallusti a una pena detentiva in carcere, anche se poi la stessa pena era stata commutata in un’ammenda dal Presidente della Repubblica. Ciononostante la Prima Sezione ricorda che i giudici italiani sono andati oltre a quella che può definirsi una restrizione necessaria della libertà di espressione del sig.Sallusti, in violazione dell’art.10 della Convenzione.
Infine la Corte ha riconosciuto a Sallusti € 12.000,00 come danno non patrimoniale e € 5.000,00 per le spese e i costi sostenuti.